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domenica 8 gennaio 2012

IL GIARDINO GIAPPONESE E ZEN

ispira sentimenti di tranquillita', di calma e di serenita', e' un angolo di riposo che ci si concede lontano dalla citta' e dai ritmi frenetici del vivere moderno. Essenziale e' il rispetto della natura e delle sue leggi ma anche l'ospitalita', per stupire ed emozionare gli ospiti della casa. Durante tutto l'anno deve accompagnare la casa nel cammino delle stagioni oppure come nel caso del giardino zen di soli ciottoli e pietre, deve rimanere immutato, come un quadro da guardare, un giardino di contemplazione e meditazione che ispira sentimenti profondi.

Per avvicinarsi alla tecnica e alla filosofia che stano alla base della creazione dei giardini giapponesi consideriamo prima gli elementi fondamentali da prendere in considerazione prima della progettazione. Pietra, piante, acqua sono i tre elementi che sono quasi sempre presenti in questo giardino. l'equilibrio tra questi elementi è assai delicato e ha diversi scopi.
Uno è quello di provocare nell'osservatore la sensazione che il giardino sia di grandi dimensione, vengono quindi posizionate le pietre piccole sullo sfondo e le grandi nel centro; i corsi d'acqua e i laghetti sono formati in modo da simulare le forme di un lago che si estende in lontananza; le pietre ricordano i rilievi montuosi.
Un secondo scopo è quello di generare un senso di pace e di armonia generale attraverso alcuni accorgimenti che gli abili giardinieri giapponesi hanno col tempo individuato basandosi sull'osservazione della natura. Dal punto di vista geometrico sono assolutamente da evitare le simmetrie e in generale i numeri pari, ce troppo ricordano ciò che è artificiale. I gruppi di rocce sono composti sempre da elementi diversi e di numero dispari, alternando elementi maschili (alti e spigolosi) ad elementi femminili (bassi e dalle forme morbide).Ad ampi spazi vuoti vengono alternate zone fitte e apparentemente disordinate, a linee geometriche vengono contrapposti elementi dalle forme naturalmente irregolari.
La scelta delle razze vegetali cade solitamente sulle piante tipiche degli ecosistemi giapponesi: il pino, l'acero, il bamboo, l'azalea etc. La coesistenza di così tanti elementi in contraddizione è proprio ciò che rende un giardino giapponese una costante ricerca di avvicinamento all'armonia della natura. Ciò che sta alla base del posizionamento minuzioso di tutti gli elementi è il concetto di sintesi delle sensazioni che, in un piccolo spazio, la natura provoca istintivamente in un' osservatore.




IL GIARDINO GIAPPONESE ( SHAKKEI )



Questo tipo di Giardino Giapponese utilizza gli elementi naturali del paesaggio circostante per creare all'interno dello stesso, un percorso spirituale di comunione con la natura ed il luogo. Elementi di questo giardino sono il LAGHETTO e la CASCATA, come anche l'isola al centro del laghetto e i movimenti del terreno e pietre a rappresentare montagne: un vero e proprio paesaggio preso in prestito dalla natura. Molto importanti sono i diversi punti di vista in movimento e da fermi per la contemplazione: il sentiero nel giardino conduce ad essi attraverso le tipiche step stones, pietre passo che scandiscono il lento ritmo di conoscenza ed esplorazione.

L' equilibrio e' il vero protagonista del giardino giapponese, equilibrio tra le parti: non vi devono essere elementi troppo grandi, pesanti o scuri, oppure devono essere controbilanciati da altri piu' piccoli, leggeri, chiari. E' il principio dello Yin e dello Yang, femminile e maschile, in cui ogni cosa e' controbilanciata dal suo opposto. L'assimetria e un impressione di ordine devono tessere la trama del giardino. La natura avvolge il giardino e il giardino apre una porta per l' uomo verso essa. I suoni dell' acqua che scorre e cade, il vento che fa' stormire le foglie; in questo scenario l' uomo assiste allo scorrere del tempo e viene ricondotto alla transitorieta' della vita umana. Il tutto deve essere improntato alla semplicita', a qualcosa di lasciato incompleto come in una poesia che lascia infinita' di allusioni. E i materiali sono accuratamente scelti e in armonia con il resto: pietre, bamboo, legno, ciotoli, rendono il giardino un piccolo angolo che richiama la natura e la bellezza che ci circonda.



IL GIARDINO DELLA CERIMONIA DEL TE' - LA FONTANA TSUKUBAI
















Altro tipo di giardino giapponese tipico sviluppatosi nel XVI secolo. Un giardino molto piu' spirituale che utilizza la Fontana Zen Tsukubai per la purificazione. Un lento sentiero di pietre passo conduce verso una parte interna piu' piccola e raccolta nei pressi della stanza da te', sukiya. Un percorso quindi cerimoniale per spezzare i legami con il mondo esterno ed entrare in uno stato di tranquillita' e meditazione.





IL GIARDINO ZEN SECCO ( KARESANSUI )


Il giardino zen dei templi buddhisti del Giappone, e' quello secco, di sole pietre e ciottoli, in giapponese Karesansui. Questo tipo particolare di giardino ha origine con l' avvento in Giappone del Buddismo Zen, verso la fine del VI secolo, come ausilio alla meditazione, alla contemplazione e preghiera dei monaci buddisti.

L' esempio più classico che conosciamo di qeusto tipo e' il giardino del tempio di Ryoan-ji, a Kyoto.

La natura anche se non sembra a prima vista e' presente ma in forma simbolica: sabbie e rocce rappresentano l'acqua e le montagne (o isole), portando al limite il concetto minimalista del buddismo zen. La disposizione delle pietre segue schemi precisi, la sabbia viene accuratamente rastrellata attorno alle pietre raffigurando in questo modo le onde del mare. Lapietra, presente in pochi esemplari accuratamente scelti, non solo sta a rappresentare montagne e piante, ma è simbolo di tutte le cose del mondo naturale. Essa si erge a icona dell'esistenza stessa delle cose come le percepiamo, rappresenta la materia in contrapposizione con gli spazi vuoti.

Di solito i giardini Zen, sono piccoli giardini, circondati da muri e osservati come quadri da piattaforme o verande. Un giardino quindi da contemplare, che evoca un significato profondo nell' osservatore e nel suo percorso spirituale e di meditazione. In alcuni casi vengono utilizzati muschi, piante tapezzanti e conifere potate, rododendri ed aceri, a simulare coste e isole. Altre volte si utilizzano anche ponticelli, lanterne, pietre segnapassi e piccole fontane in pietra e bamboo.

Il seguace dello zen è quindi un'osservatore, ed è parte della natura, Egli non cerca di comprendere, il suo campo di azione è l'interazione pacifica con li naturale divenire del mondo materiale.

Il Tempio di Ryoan-ji è famoso per il suo giardino, un perfetto esempio di ispirazione Karesansui. Quindici rocce emergono da un mare di sabbia bianca. La sua semplicità e la sua purezza sono l’emanazione dei principi del Buddismo Zen.









GIARDINO DEL TEMPIO DI GOKONOMIYAJINJIA KYOTO


Una lanterna in pietra accompagna la grande vasca in pietra in questo giardino zen secco. Dietro la lanterna intravediamo un ottimo esempio di pietre disposte a cascata. I pini bianchi dai rami apparentemente immaturi, sono quasi esclusivamente di varietà goyomatsu, affiancati da una camelia dai cinque colori, la preferita di Kobori Enshu creatore del giardino. Da notare inoltre l'alta qualità della copertura in muschio che in maniera progressiva e morbida si fonde con il fondo di ghiaia zen.





TEMPIO DI SANJI CHIONJI - KYOTO


Questo giardino è conosciuto col nome di giardino degli immortali. E' costituito da un laghetto di ghiaia ed un ponticello in pietra che simboleggia il passaggio da questo mondo all'aldilà. La pietra più importante è quella presente dopo il ponte a sinistra chiamata pietra immortale, presente sul luogo ancor prima che il giardono giapponese fosse realizzato dai monaci.











TEMPIO DI SHOKOKUJI - GIARDINI KOISANDO - KYOTO


  
Creato dal famoso maestre zen Muso Soseki, questo giardino in puro stile karesansui. La disposizione delle otto pietre presenti, disposte prevalentemente su di una direttrice orizzontale, fanno pensare ad un design di recente realizzazione, ma sono in realtà state posate in momenti diversi dallo stesso autore del giardino, che ebbe a lungo dubbi sul loro posizionamento. Ai lati del giardino, ove un tempo scorreva un vero e proprio canale, ora esiste una copertura in ciotoli che ricorda il flusso dell'acqua. La bellezza e la qualità di questo giardino zen si apprezzano nella vastità degli spazi vuoti, sapientemente dosati per fermare la percezione del tempo nello spettatore.


martedì 3 gennaio 2012

Versailles

I Giardini di Versailles





 I giardini di Versailles, con il "Petit Parc" (Grand Canal  e Trianon), si estendono per circa 100 ettari. All'uscita del "Petit Parc", il cancello Reale immetteva sul "Grand Parc", riserva di caccia di 6000 ettari, smembrata ai tempi della rivoluzione francese. Per creare questo spettacolare esempio di giardini alla francese, Le Nôtre partì dalla posizione del castello, situato in cima a una collina dalle pendici diseguali, e dalla configurazione del terreno, tagliato da un asse centrale e da una rete di viali già dall'epoca di Luigi XIII, in cui aprì grandi prospettive punteggiate di specchi d'acqua, dando vita a quelli che sono oggi considerati tra le più grandi opere di quell’epoca giunte fino ai nostri giorni. 






Versailles pianta, incisione di J.F.Blondel 1752

                                                                                        Giovanni Li Volti

[La realizzazione di Versailles avvenne attraverso la trasformazione di un originario castello da caccia, nella più grande residenza reale d’Europa.

L’artefice di quest’opera fu Luigi XIV, che espresse la volontà e fornì i mezzi necessari a renderla concreta, e sempre per questa, si avvalse delle capacità artistiche e professionali  dei tre più grandi artisti, ognuno nel suo campo specifico: l’architetto che diresse i lavori Louis Le Vau , successivamente continuati dopo la sua morte da Hardouin-Mansart, il  pittore André Le Brun allievo di Nicolas Poussin e infine il più grande giardiniere dell’epoca André Le Notre.

I lavori, furono lunghi e complessi e si estesero per un periodo di circa 20 anni, solo nel 1682 la capitale del regno diventò Versailles in sostituzione di Parigi; infatti l'inizio dei lavori e i successivi ampliamenti avvennero tra il regno di Luigi XIV fino a Luigi XVI.

Lo stato iniziale in cui si trovava il castello di caccia di Luigi XIII si cita testualmente essere stato “circondato da paludi e acquitrini con poche stanze e piccoli giardini”, è evidente che una prima condizione di non poco conto, nella quale si sono trovati ad operare i progettisti, fu quella relativa ad una bonifica non solo del terreno della residenza ma anche di tutto il territorio circostante.
Vi era da considerare anche   una forte carenza d’acqua per gli impianti idrici adeguati per i giochi d’acqua dei giardini del castello.

S’imposero perciò delle opere idrauliche di proporzioni enormi, non solo per far arrivare l’acqua attraverso le tubature direttamente da Parigi, ma anche per ottenere una potenza tale da consentire lo svolgimento dei giochi d’acqua, a tal proposito furono inventate tecniche specifiche durante il percorso, che riuscirono ad imporre all'acqua la necessaria forza.

Questo aspetto, che la storia non evidenzia, lo si deve a Pietro Francini, figlio e nipote di quei Francini toscani arrivati da Firenze a Parigi per installarsi alla corte della fiorentina Maria dé Medici. Pietro Francini è fu infatti l'esecutore di tutte le prodigiose opere idrauliche, a cominciare dalla grotta della ninfa  Teti, dove gli uccelli canori comandati da un organo idraulico, fanno cadere o scaturire l’acqua in veli argentati o in funghi cristallini.
André Le Notre quindi, massimo ideatore e disegnatore dei parchi di Versailles, che esordì con il parco di Vaux-le-Vicomte, aprì la seconda fase della sua storia artistica, realizzando con Versailles il suo capolavoro.
Le Notre era sensibile alle esigenze della scienza, e questo gli permise di adattare, con grande capacità, la sua creazione con le nuove scoperte delle leggi dell’ottica e dell’idraulica, e attraverso lo studio delle acque e dell’atmosfera creò le meraviglie che noi tutti conosciamo.
A Versailles oltre a costruire le fontane eccezionali, furono anche trapiantate intere foreste della Normandia e delle Fiandre e inoltre si fece mandare 50.000 bulbi da Costantinopoli, il regno orientale dei fiori.

Siamo verso la fine del milleseicento, e proprio con Le Notre che inizia un nuovo modo di progettare i giardini che prenderà il nome di “parterre”, infatti, si trattava di disporre il giardino in modo tale che fosse visibile anche da una certa distanza e che si estendesse lontano dall’abitazione.
Ma il parterre francese prevedeva che una visione d’insieme fosse di fondamentale importanza, e che fosse architettato con un viale centrale che si allungasse dalla casa verso le due parti del giardino perdendosi  lontano, come per dare la sensazione di controllare lo spazio.
Questo modo di costruire i giardini con schemi razionali e prospettici, furono per molti anni predominanti nella cultura europea dei giardini, e furono un modello fino agli ultimi decenni del XIX secolo. 





 L'architetto iniziò a realizzare, ai piedi del castello, una serie di terrazze degradanti, organizzate con aiuole o alberi formanti complicati disegni geometrici, che terminano in una raggiera di cinque viali: esse occupano oltre mezzo chilometro quadrato. Dopo le terrazze Le Nôtre fece scavare un grande specchio d'acqua a forma di croce, il Grand Canal, collocato al  termine della prospettiva di un ampio tappeto erboso, il "Tapis Vert" o "Allée Royale", dal quale si dirama una nuova raggiera di dieci viali: contemporaneamente venne ritoccata la sistemazione delle terrazze, per adeguarle alla nuova scenografia, sostituendo molte aiuole con specchi d'acqua e fontane, che con i loro getti d'acqua costituivano il vanto di Luigi XIV.
Il punto centrale del giardino è la fontana di Apollo, apoteosi della grandezza del Re Sole: Apollo sul suo carro vittorioso emerge dalle acque come il sole dal mare. Percorrendo gli ampi viali del parco e costeggiando i boschetti popolati di vasi e statue in bronzo, marmo e piombo, oppure navigando lungo i Gran Canal, si possono raggiungere il Grand e il Petit Triaton.




Il primo, un palazzo all'italiana circondato da giardini fioriti, venne costruito da Mansart per offrire al re un luogo appartato dove ricevere Madame de Maintenon ed è formato da due corpi di fabbrica con tetto a terrazza, collegati da un peristilio in marmi policromi, con una predominanza rosa.




Il secondo, opera di Gabriel, fu ispirato da Madame de Pompadour e donato poi da Luigi XVI a Maria Antonietta che vi si recava spesso con i figli per sfuggire all'opprimente  etichetta e agl'intrighi della corte: è caratterizzato da un'austera facciata, mentre sul lato dei giardini quattro colonne scanalate, coronate da un'elegante galleria, si elevano fino al cornicione sotto la balaustrata.  




Altro aspetto che la storia tende a minimizzare, è quello dell’orto del Re, Le Potager du Roi






 perché in questa grande opera di Versailles, la parte che serviva a produrre i prodotti alimentari era (come prevedeva la tecnica dell’epoca) , un orto che però non fosse visibile insieme ai giardini, pertanto poteva esistere solo separato e nascosto. Questo orto, la cui reale esistenza è risaputa per l’importanza storica ma anche botanica, fu compito e creazione di  Jean-Baptiste de La Quintinie, uomo dotato di tecniche eccezionali per l’allevamento delle piante.

E’ un peccato che la visita di questa struttura non sia invece patrimonio di tutti coloro che vogliano visitarlo, perché sarebbe un motivo in più di arricchire cultura e storia.
Lo spazio, occupato di nove ettari, originariamente costituito da boschi e paludi e in pochi anni trasformati in orti e frutteti, recintato e collegato ad una parte della reggia è caratteristico per i metodi di produzione dei frutteti stessi, che sono impiantati in uno spazio di circa 500 metri quadrati per ogni specie (pere, mele, l’uva, pesche, albicocche ecc.).

Accanto a questi spazi riservati alla produzione, vi erano anche grotte naturali ed appositi edifici progettati  ad imitazione dell’Orangerie in modo tale che potessero ospitare fino a 700 alberi di fico in vaso, che attraverso la tecnica clorofilliana venivano fatti maturare gradualmente per soddisfare l’esigenze del Re, molto goloso di questo frutto particolarmente stagionale.]




venerdì 30 dicembre 2011

Park Guell

 PARK GUELL








Park Guell è stato realizzato a Barcellona, tra il 1900 ed il 1914 dal grande talento dell’ architetto paesaggista Antonio Gaudì ed è una delle opere che appaiono nell'elenco del patrimonio mondiale dell'UNESCO.

Doveva essere all'origine come le città-giardino inglesi che il suo mecenate, Eusebi Güell, gli aveva chiesto di costruire su una collina (El Carmel) a nord della città.
Il progetto prevedeva alloggi, studi, una cappella ed un parco, in tutto 63 case ma, il costo aumentò in tali proporzioni che solo due case ed il parco furono completati.



                                                                i 2 edifici all'entrata del parco



In una delle due abitazioni già edificate, si trasferì lo stesso Gaudí con il padre e la figlia della sorella e ci rimase fino al trasferimento definitivo nel cantiere della Sagrada Familia.
Il parco diventò di proprietà della città di Barcellona nel 1927 e da allora è uno dei luoghi più frequentati della città.

Parc Guell è forse tra le opere compiute di Antoni Gaudì quella più grande e impegnativa; sicuramente per questo risulta essere agli occhi dei visitatori inesperti espressione dell' arte intera dell' architetto di Dio, come veniva nominato.

In tutto ci sono circa 30 i km di strade all’interno del parco, il percorso pedonale principale è quello che dall’entrata arriva direttamente, tramite una grande scalinata, al piazzale – mercato coperto del tempio dorico e poi più su fino alla piazza del teatro greco. I percorsi sono molto caratteristici: Gaudì li distingue in pedonali e veicolari e dona loro un andamento sinuoso che segue le naturali curve di livello del terreno, creando terrazzamenti e viadotti quando il percorso si trova ad essere sospeso nel vuoto.

Gaudí ha cercato di conservare il rilievo naturale, lasciando libero sfogo alla sua immaginazione, ha generato un’opera originale dal profilo sinuoso. Il progetto nasce da un’idea di curve dove tutto è ondeggiante e contorto fino a creare un'atmosfera fantastica.

Le sue strutture ricordano quelle fantastiche di un fumetto, come gli stravaganti edifici che si trovano all'entrata del parco con i loro comignoli a forma di fungo, che sembrano un'allucinazione improvvisa. Da notare è anche la doppia scalinata decorata con motivi molto originali ed affiancata da fontane, che conduce a quello che doveva essere in precedenza, il mercato della città-giardino. Questo spazio contiene una grande terrazza con una vista panoramica sulla metropoli. Ma la fantasia dell'artista continua ad esprimersi nella Sala de las Columnas: insieme di enormi colonne doriche separate le une dalle altre da spazi misteriosi e sovrastati da un tetto ondulato, come la famosa panchina, si tratta di una sinuosa e ondulata costruzione, decorata con pezzetti di ceramica, piastrelle e mosaici colorati che le danno un aspetto surreale. Uno degli elementi più suggestivi del giardino Gaudì restano forse le gallerie preistoriche in pietra e terra che dimostrano il creativo ed indiscutibile talento dell'artista. Si dice che Gaudí fu aiutato nella realizzazione del Parco Guell dall'architetto Josep Maria Jujol, che diede un speciale apporto specialmente nella creazione della ringhiera.


Egli realizza anche grotte simili a quelle naturali che delimitano i percorso a terra e porticati sostenuti da colonne inclinate caratterizzate dalla forma a spirale

Ha fatto impiego di variopinte ceramiche di recupero o pezzi  di vetro per decorare come mosaici colorati le sue strutture in calcestruzzo che, rappresentano tutto un universo di animali fantastici, rifacendosi in maniera chiara al concetto del pittoresco.

Fedele al suo stile, ha creato un’opera che si integra nella natura e che la riproduce, ad esempio, la passeggiata coperta le cui colonne hanno forme di tronchi di alberi o di stalattiti, fontane ed arcate artificiali di roccia.
















La natura come fonte di ispirazione

Dottorato di Ricerca in Tecnologia e Rappresentazione dell’Architettura e dell’Ambiente
Università degli studi di Napoli “Federico II”
Luce, forma e struttura: la geometria
come processo conoscitivo dell’opera di
Gaudì.
Dottorando: Arch. Raffaele Catuogno
Tutor prof. Arch. Adriana Baculo Giusti
Coordinatore prof. Arch. Virginia Gangemi


“Corrisponde al periodo più creativo di Gaudí quando materializza le sue idee in un’architettura pienamente ispirata alla natura.
Riflettendo sul fatto che in natura non esiste la linea retta né il piano ma, invece, sono presenti un'immensa varietà di forme curve, sente l’esigenza di modificare il suo modo di operare e piuttosto che proiettare gli elementi della sua immaginazione sul piano del foglio per controllarne la forma, si rivolge innanzitutto alla natura come fonte di ispirazione, verificando le forme direttamente nella terza dimensione mediante la costruzione di ogni tipo di modello, realizzato in legno, gesso, argilla, d tessuto metallico, cartone bagnato e anche filo di ferro. L'amore di Gaudí per la natura si riflette in un'attenta ed ingenua osservazione della forma delle piante, degli animali e delle montagne, ammirandone la bellezza e comprendendo che la natura non ha finalità estetiche, bensì funzionali, perché l’obiettivo profondo non è quello di realizzare opere d'arte, bensì organismi utili alla crescita e alla riproduzione dalle specie. Giunge così alla conclusione, che cercando la funzione, si arriva alla bellezza e che se si cerca la bellezza si arriva alla filosofia, l'estetica o la teoria dell'arte.
Tra le opere più strettamente legate alla natura il Park Güell è l'opera più rappresentativa ove si rende in modo più evidente il concetto naturalista e paesaggista dell'architettura di Gaudì, dove egli adatta le forme delle  strade all'orografia del terreno, progettando viadotti per non modificare l'assetto del terreno originale privo inizialmente della vegetazione mediterranea, con un terreno sassoso e arido. Nelle aree libere arricchisce la scarsa vegetazione con l'introduzione di pini, carrube, querce, palme, lasciando crescere liberamente ginestre, rosmarino, gelsomino e glicine.




Questo intervento mostra l’impegno sociale dell’architetto31, che di comune accordo con Güell non vuole costruire un parco privato, ma semplicemente uno spazio recintato per dare alla gente del posto l’impressione di un luogo protetto e sicuro e subito adoperato per spettacoli ed incontri all’aperto.
Il parco dimostra la straordinaria inclinazione di Gaudì per l’architettura paesaggistica, le sue conoscenze di botanica, introducendo infatti nelle aree libere, arricchendone la vegetazione, pini, carrube, querce e palme. Non livella parti della montagna, ma adattando la sua architettura al luogo, per questo motivo costruisce strade a forma di viadotti sorretti da colonne inclinate che generano nella loro ripetizione straordinari percorsi e scorci di notevole impatto visivo, che sembrano scavati nella montagna.





Supera un dislivello presente nel parco, dove è l’entrata, con una imponente scalinata rivestita in ceramica con la tecnica del trencadìs. La scala è interrotta in tre tratti, tra le due rampe lascia degli spazi dove colloca tre fontane tra cui famosissima quella dell’iguana, che per alcuni è lo stesso drago rappresentato nel cancello della Finca Güell a guardia del giardino: “[…]bisogna presupporre dietro ciò che appare alla superficie un semplice divertimento, un significato più profondo e per lo più simbolico. Il drago rappresenta Pitone, il custode delle acque sotterranee; con questo Gaudì allude a ciò che non si vede, ma che è di immensa importanza: dietro il drago si trova una cisterna

di 12.000 litri per la raccolta dell’acqua piovana. In questo modo l’acqua piovana viene incanalata e raccolta per l’irrigazione del terreno idricamente povero.” Sotto la piazza, che nella composizione rappresenta il teatro greco, costruisce una sala ipostila con colonne doriche di colore ocra, reinventandone lo stile, accentuandone le caratteristiche e dando a questi sostegni anche la funzione di canalizzatori: esse infatti sono cave all’interno raccolgono l’acqua piovana convogliandola nella cisterna che alimenta tra l’altro anche le fontane che servono come valvole di scarico.


Questa sala ipostila è formata da ottantasei colonne, che sostengono una copertura costruita con piccole cupole che si appoggiano a travi leggermente ricurve, il tutto rivestito di ceramica trencadìs. La piazza è in terra battuta e lungo il perimetro che la delimita, è presente una lunghissima panca che si snoda sinuosa come un serpente, sempre rivestita con pezzettini di ceramica e raccordata al fregio della sala sottostante: nel rivestimento della panca, Gaudì inserisce anche simboli religiosi e catalani che però vanno perduti nel restauro del 1989. Il Park è recintato con un muro alto 3.80 metri, costruito con varie pezzature di pietra e termina con una calotta arcuata, rivestita da un mosaico di ceramica bianca e marrone.
Il muro di recinzione del sito è alto 3.80m ed è realizzato con 3 finiture diverse: la parte bassa è rivestita con conci di pietra dalle forme irregolari, la parte intermedia da blocchi grezzi e appuntiti, quella superiore, invece, da frammenti di ceramica colorata”
 


martedì 27 dicembre 2011

Central Park

Central Park è il più grande parco (3,4 km², un rettangolo di 4 km × 800 m) nel distretto di Manhattan, a New York. Si trova nella Uptown, al centro tra i due quartieri residenziali, l'Upper West Side e l'Upper East Side, i quali prendono il nome dalla loro posizione rispetto al parco. Anche le strade che lo circondano prendono il suo nome: Central Park West, Central Park North, Central Park East e Central Park South.
Central Park è un'oasi per gli abitanti di Manhattan che abitano nei grattacieli circostanti, ed è uno dei parchi cittadini più conosciuti del mondo, grazie anche alle sue comparse in numerosi film e telefilm. È chiamato il polmone verde di New York.
Il parco, aperto nel 1856 fu progettato da Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux. Anche se il parco sembra naturale, è in gran parte opera dell'uomo. Il terreno preesistente presentava cave, allevamenti, paludi e baracche abusive, tanto da scoraggiare il sindaco di allora, Alexander Josephyn; tuttavia Vaux si fece avanti affermando che bonificare tutta l'estensione del parco era possibile. Al suo interno attualmente si trovano diversi laghi artificiali, estesi sentieri, due piste da pattinaggio sempre artificiali, parchi giochi per bambini, prati utilizzati per numerosi sport. Il parco è un'oasi per gli uccelli migratori ed è quindi popolare fra i birdwatcher. La strada lunga 9,7 km che circonda il parco è frequentata da ciclisti, persone che fanno jogging e pattinatori a rotelle, specialmente nei fine settimana quando è vietato il transito alle auto.
Ogni estate si tengono rappresentazioni teatrali all'aperto nel Delacorte Theatre, all'interno del parco. Fra gli altri eventi ospitati dal parco ci sono il traguardo della Maratona di New York e la festa di Mezzaestate.
Il parco non faceva parte del piano regolatore del 1811. Comunque, tra il 1821 ed il 1855, New York quasi quadruplicò la sua popolazione. A causa dell'espansione della città, i newyorkesi si ritrovarono a disporre di pochi spazi aperti, per lo più cimiteri, per distrarsi dalla rumorosa e caotica vita di città. Molto tempo prima il bisogno di un grande parco era già stato espresso attraverso le pagine dell'Evening post (ora New york Post), nonché poeta, William Cullen Bryant, e dal primo architetto paesaggista americano Andrew Jackson Downing, che iniziò a pubblicizzare il bisogno di un parco nel 1844. Il bisogno di un posto accogliente come i Bois de Boulogne a Parigi o l'Hyde Park di Londra iniziò a essere sentito anche da altri importanti newyorkesi, e nel 1853 la città designò un'area di 700 acri (2.8km²), dalla 59esima alla 106esima strada per la crezione di un parco, per un costo complessivo di oltre 5 milioni di dollari. Circa 1.600 residenti, per lo più irlandesi, tedeschi e afroamericani, che abitavano in baraccopoli, furono sloggiati. Nel 1857 il comune mise a gara il progetto architettonico e vinsero Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux. Nel 1863 vennero acquisiti altri 58 ettari. Il parco è il più grande dell'isola di Manhattan.
Lo stato assegnò alla Central Park Commission la supervisione dei lavori per lo sviluppo del parco, e nel 1857 la commissione tenne un concorso di design paesaggistico. Il paesaggista Frederick Law Olmsted e l'architetto inglese Calvert Vaux svilupparono il cosiddetto "Greensward Plan", che vinse poi il concorso. Secondo Olmsted, il parco era "di grande importanza essendo il primo vero parco di questo secolo, uno sviluppo democratico di altissimo rilievo". Una visione probabilmente ispirata dai suoi soggiorni e numerosi viaggi in Europa nel 1850. Durante questi viaggi visitò molti parchi, e in particolare fu impressionato dal Birkenhead Park, vicino Liverpool, Inghilterra, che aprì nel 1847 e fu il primo parco finanziato pubblicamente al mondo.
Le più importanti innovazioni nel progetto per Central Park furono le vie di circolazione separate per pedoni, cavalli e altri veicoli. Difatti le vie dedicate al traffico furono poste ad un livello ribassato rispetto al parco e semi nascoste, in modo da non distruggere lo scenario naturalistico creato. Il piano prevedeva ben 36 ponti, tutti disegnati da Vaux: da quelli fatti in materiale grezzo come l'ardesia di Manhattan o in granito, a quelli neo gotici in ferro, ma comunque tutti diversi. Prima di iniziare a costurire il parco, si è dovuto evacuare l'area dai suoi abitanti, molti dei quali erano poveri immigrati tedeschi o irlandesi oppure afroamericani.
Tra il 1860 e il 1873 14.000 metri cubi di terreno agricolo furono trasportati dal New Jersey, poiché la terra presente sul posto non era abbastanza buona per sostentare le varie piante che dovevano essere piantate secondo il piano Greensward. Quando il parco fu ufficialmente completato, nel 1873, più di 10 milioni di carrette di materiale, compreso terra e rocce varie, furono rimosse dall'area manualmente e trasportate fuori dal parco.




giovedì 22 dicembre 2011

Tipologie di parco


Caos, rumore, gente arrabbiata che discute per accaparrarsi il posto auto, macchine che sfrecciano all’impazzata, in mezzo a una situazione come questa molti di noi maturano nella mente un solo pensiero, fuggire lontano, magari in un prato, o in un giardino tranquillo, dove sia possibile udire il fruscio delle foglie, il soffio del vento, il canto delicato degli uccellini.
Il giardino è una sorta d’isola felice nella quale rifugiarsi in tutti quei momenti di stress e di stanchezza, dove ricaricare le proprie pile energetiche attingendo pace e tranquillità da 
Madre Natura.



L’uomo, da sempre, ha visto il giardino come una parte di mondo dove trovare tranquillità e con il tempo ha aggiunto altri valori, ad esempio artistici, architettonici, ma anche significati sociali legati alla rappresentazione del potere, basti pensare ai vasti giardini che si estendevano  e si estendono anche attualmente davanti ai castelli o ai luoghi di potere, oppure ancora, il giardino visto come luogo di meditazione e di silenzio ascetico, basti pensare ai giardini zen giapponesi.
Il giardino è considerato oggi un’espressione in cui l’uomo riesce a rappresentare se stesso e la natura, spesso il controllo nei confronti di forze a volte brutali. L’uomo sviluppa, attraverso il giardino, il senso estetico e artistico, dimostra agli altri il suo potere, la sua forza, la sua capacità di contenere e gestire la natura, oltre a quelle che sono le stagioni, ad esempio introducendo nei giardini le piante sempreverdi, che sfidano i freddi e la neve, rendendo immutato il paesaggio anche in inverno o in autunno.
Attraverso il giardino si ha anche la bellissima possibilità di sperimentare e di studiare la botanica, di introdurre nuove specie, di incrociare differenti piante, di provare la sensazione quasi onnipotente di chi crea e vede crescere le proprie creature.
Per continuare con il nostro “cammino in giardino” ricordiamo a grandi tratti quelli che sono i giardini tipici, ovvero quelli famosi in tutto il mondo, un modello al quale ci si è ispirati:
  • Giardino all’italiana: si colloca nel XV secolo, ha un chiaro effetto decorativo e artistico, molto ben sviluppato in età Medicea a Firenze, ricco di giardini pensili, parti dedicata alla visione panoramica, grande sviluppo di un’architettura vegetale che unisce i minerali alle piante. Tra i più famosi esempi il giardino di Boboli a Firenze.
  • Giardino alla Francese: i giardini francesi sono stati resi famosi in tutto il mondo grazie all’operato di Andrè Le Notre, all’interno del castello di Vaux le Vicomte a Versailles. Anche se in realtà in Francia si sente molto l’influenza italiana, la stessa Caterina de Medici chiede la trasformazione dei giardini di Tuileries. Nel giardino francese mancano i tipici terrazzamenti italiani, mentre sono molto presenti i “parterre de broderie” dei particolari e originali ricami fatti per terra nelle aiuole con sabbie colorate, inoltre si usano molto piccole siepi nane, e molta scenografia fatta solo di natura non architettonica con statue com’era invece nel giardino italiano.

Parterre de broderie

i motivi della decorazione sono quelli dei ricami:tralci, volute, rosoni, arabeschi, corone e pennacchi ottenuti con siepi di bosso sullo sfondo di ghiaie colorate.


Parterre des pièces coupées

ispirati ai tipi olandesi, hanno piccole aiuole circondate da basse siepi di bosso, con piante da fiori.
Parterre à l'anglaise

una superficie erbosa regolare, decorata di statue e gazon coupé, ottenuta con aree ritagliate nel prato e riempite di pietruzze colorate.
Creare giardini richiede impegno e soprattutto fantasia. Sparsi per il mondo ci sono numerose aree verdi in cui rimanere a bocca aperta di fronte allo spettacolo dei colori e delle forme dei giardini più affascinanti. Scopriamone alcuni insieme. Probabilmente Versailles è il giardino più famoso del mondo e fu costruito per il re Luigi XIV e progettato da Andre Le Notre. La realizzazione del giardino ha richiesto un lavoro enorme. Una gran quantità di terra doveva essere spostate per lasciare spazio a letti di fiori, l'Orangerie, alle fontane e al Canale, dove precedentemente c'erano solo foreste, prati e paludi. La terra fu trasportata in carriole, gli alberi furono convogliati con i carri dalle province della Francia e migliaia di uomini, qualche volta interi reggimenti hanno preso parte a quest'impresa.
  • Giardino all’Inglese: in Inghilterra si svilupperà il tipico giardino paesaggistico peculiare dell’età romantica, dove differentemente da quelli italiani e francesi in cui l’uomo spadroneggia e decide sulla natura, in quelli inglesi la natura (solo apparentemente) decide per se stessa, dove tutto sembra essere lasciato al caso, senza una regola, o una costrizione imposta. Tutto ciò porterà poi alla nascita di una nuova professione oggi molto diffusa “gli architetti del verde”.



Parchi di Londra
Londra è piena di verde, tanto che ospita più parchi e giardini di qualsiasi altra città al mondo.
Ciò deriva forse dal fatto che in Inghilterra, già nell’Ottocento, il giardino urbano aveva acquistato importanza come rifiuto della città, luogo della concentrazione della nascente società industrializzata. 
Chi dunque desidera rilassarvi, leggere un buon libro, o fare due chiacchiere lontano dalla confusione, a Londra ha a disposizione un gran numero di parchi. 


Hyde Park


Il più famoso di tutti i parchi londinesi è Hyde Park, lo spazio più grande che potrete trovare nel centro di Londra. Per lungo tempo è stato utilizzato come riserva di caccia di Enrico VII e teatro di duelli mortali. Nel 1637, Carlo I lo rese pubblico e fino ad oggi ha mantenuto la sua tradizione per gli eventi all’aperto.
Il parco è diviso in due parti dal lago artificiale Serpentine Lake creato dallo sbarramento del fiumiciattolo di Westbourne ed è contiguo ai Kensington Gardens, che sono comunemente considerati come una parte di Hyde Park, anche se nella realtà i due parchi sono ufficialmente separati dal 1728, quando la Regina Carolina impose la divisione. Hyde Park copre 350 acri, Kensington Gardens 275, perciò l'intera area misura 625 acri.
Un sito di interesse è certamente sono lo Speakers' Corner (“l’angolo dei conversatori”):, situato nell'angolo nord-orientale del parco, dove ancora oggi si possono trovare delle persone che tengono discorsi ed esprimono la propria opinione, soprattutto nel fine settimana. A sud del Serpentine Lake, troviamo ciò che rimane della Rotten Row e la Fontana in memoria di Diana, principessa di Galles, una fontana anulare di pietra, inaugurata il 6 luglio 2004.
Il parco presenta inoltre giardini tematici, come il Rose garden disegnato dagli architetti Colvin & Moggridge nel 1994, e certe specie di particolare interesse botanico ed estetico.




St James's Park

St. James’s Park, è il più antico e il più aristocratico dei parchi di Londra. Venne progettato dal grande John Nash, architetto della corona, e dal suo ponte principale si ha una delle vedute più belle di Buckingham Palace.  Nel cuore di Londra, nella City of Westminster, St James's Park è il parco reale per eccellenza, non fosse altro per la posizione strategica in cui si trova: la vista che si apre dal ponticello pedonale che attraversa St James's Park Lake è imbattibile, ma gli scorci su Westminster, Buckingham Palace, St James's Palace, Carlton Terrace e la Horse Guards Parade ci accompagnano praticamente durante tutta la visita del parco. Come in ogni parco londinese che si rispetti non appena spunta un raggio di sole turisti e residenti ne approfittano per stendersi sui prati, sulle panchine e sulle sdraio a noleggio. St James's Park Lake e la sua fauna acquatica (anatre, oche, cigni e pellicani) sono, con le bellissime aiuole fiorite, i punti focali del parco.



Regent's Park

Anche il Regent’s Park fu progettato nel 1811 dall'architetto John Nash, con i suoi 166 ettari è veramente immenso e da esso è possibile avere una meravigliosa vista di Westminster e di tutta la città.. Insieme ai prati ci sono bellissimi giardini fioriti, fontane/yf e giochi d'acqua, roseti, corsi d'acqua e laghetti (anche qua la possibilità di muoversi in barca sul lago principale, il Boating Lake, sul versante ovest del parco) ma anche campi da tennis, cricket, softball, hockey su prato e rugby. Al suo interno vi è lo Zoo di Londra: inaugurato nel 1826, il London Zoo è uno dei parchi zoologici più antichi del mondo ed ospita oltre 12.000 animali.



Kew Gardens

Kew Gardens (Royal Botanic Gardens), a Richmond, è uno dei luoghi turistici più visitati di Londra e, oltre ad essere uno splendido parco, è anche un importante centro di ricerca botanica: nei suoi 300 acri crescono oltre 300 specie che non si trovano in alcuna altra parte del mondo. I Kew Gardens comprendono oltre ad una vasta distesa di prato all'inglese anche due notevoli serre in stile vittoriano: la Temperate house copre un'area di 4.880 metri quadri e la Palm House, 2.248 metri quadri in cui crescono piante tropicali provenienti da tutto il mondo comprese banane, caffè, albero del pane, paw-paw eccetera. Altra grande struttura è la Princess of Wales Conservatory, inaugurata nel 1987 dalla principessa Diana, con 10 differenti zone climatiche.